Giovanni Paolo I, causa di beatificazione con sorpresa

Conclusa la fase della "positio"

Oggi come allora. Un'ovazione in chiesa a Canale d'Agordo salutò, l'8 giugno 2003 la notizia, data dall'allora vescovo di Belluno-Feltre, Vincenzo Savio, che la Congregazione per le cause dei santi aveva dato parere positivo per l'avvio del processo canonico sulla santità del concittadino Albino Luciani - salito al soglio pontificio il 26 agosto 1978 con il nome di Giovanni Paolo I, e quindi da quel momento considerato “Servo di Dio” (l'apertura ufficiale del processo avvenne, il successivo 23 novembre in cattedrale a Belluno, con la partecipazione del prefetto della Congregazione per le cause dei santi, card. José Saraiva Martins, e si concluse il 10 novembre 2006).   
 
E, mercoledì 26 agosto 2015, nella piazza di Canale d'Agordo, paese natale del pontefice, durante la messa presieduta dall'arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, per il 37esimo anniversario dall'elezione a papa di Luciani, un lungo applauso ha accompagnato il vescovo Giuseppe Andrich, mentre annunciava che la Positio - dossier che contiene la biografia e la “dimostrazione ragionata” delle virtù eroiche desunte dalle testimonianze e dai documenti raccolti durante l'inchiesta diocesana - è stata completata.
 
Una prima parte era già a Roma, a disposizione della Congregazione per le cause dei santi, adesso verrà stampata e spedita quest'ultima, per un totale di cinque volumi. 
Il popolo di Dio da sempre è convinto che quell'uomo,  papa solo per 33 giorni, perché morto prematuramente, meriti di essere elevato agli onori della santità. «Ancora prima dell'avvio dell'inchiesta diocesana erano pervenute in diocesi a Belluno 125 mila firme di persone da tutto il mondo che volevano “Albino Luciani santo” - ricorda mons. Giorgio Lise, all'epoca direttore del Centro di spiritualità “Papa Luciani” di Santa Giustina bellunese, scelto come vice-postulatore durante la fase diocesana, e oggi parroco di Agordo. E poi c'erano le testimonianze dei suoi parrocchiani, la richiesta dei Vescovi del Brasile. È stato papa solo un mese, ma per la sua umiltà e la sua semplicità quei pochi giorni sono bastati a portare un soffio di speranza». 
 
«Mi colpisce molto l'affetto della gente. Ogni giorno - dice il parroco di Canale, don Mariano Baldovin - i miei parrocchiani mi chiedono: 'Come mai non è ancora santo? E io ogni volta a spiegare che si tratta di iter che richiedono tempi lunghi». Intanto, Canale è meta incessante di pellegrinaggi, ogni anno arrivano migliaia di fedeli.
 
«In chiesa, davanti alla statua di Giovanni Paolo I, abbiamo situato un registro, affinché i fedeli possano lasciare una loro riflessione, un pensiero, una preghiera.  Solo nei primi quindici giorni di luglio è stato riempito un intero registro.  E, dal 2001, quando abbiamo avviato l'iniziativa, ne sono già stati riempiti 99, con tante richieste di grazia. Questo attesta la fama di santità del nostro Albino Luciani», conclude il sacerdote.  Testimonianze fondamentali per il prosieguo dell'iter di canonizzazione.   
 
Ora, i consultori teologi e poi i cardinali della Congregazione delle cause dei santi esamineranno il contenuto della Positio, che contiene una “chicca“, la testimonianza di Benedetto XVI. Non era mai accaduto nella storia della Chiesa che un papa testimoniasse a favore della causa un altro papa, perché sarebbe come a dire che il giudice - tocca infatti al papa regnante porre il sigillo finale a ciascuna fase dell'iter di canonizzazione - è anche teste. 
Ma Benedetto XVI, da “papa emerito”, quindi non coinvolto direttamente nel giudizio finale sulla causa, ha potuto farlo, e la sua testimonianza scritta (extraprocessuale, perché arrivata a inchiesta diocesana conclusa) è parte integrante della Positio.
 
Con la consegna della Positio, la causa di beatificazione - di cui è postulatore il salesiano padre Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense - entra nella fase conclusiva: prima il parere dei teologi, poi i cardinali, quindi il pronunciamento del Papa con il decreto sull'eroicità delle virtù; così Giovanni Paolo I acquisirebbe il titolo di Venerabile. Poi, però, per la beatificazione è necessario un miracolo.
 
E qui per il momento è tutto fermo, perché, spiega l'attuale vicepostulatrice Stefania Falasca: «Non si può avviare la causa relativa al miracolo se prima non si è conclusa quella sull'eroicità delle virtù». Sul tavolo della Congregazione dei santi c'è probabilmente la documentazione relativa al presunto miracolo, che ha coinvolto un signore pugliese.
 
Si tratta di un fatto verificatosi ad Altamura, nel 1992, ovvero la guarigione di Giuseppe Denora da un tumore maligno allo stomaco, avvenuta apparentemente senza spiegazioni scientifiche; l'uomo aveva dichiarato di essere guarito dopo aver chiesto a Dio questa grazia per intercessione del Pontefice agordino. «Sappiamo di questo fatto – aggiunge Falasca -  perché ne ha parlato la stampa. Tuttavia, come dicevo, a Roma non ci si sta lavorando, proprio perché prima va chiuso l'iter che porta alla dichiarazione di Venerabile. Inoltre, non è detto che, in contemporanea, non siano arrivati altri casi da analizzare». 
 
Intanto, la comunità di Canale d'Agordo non ha dubbi sul fatto che papa Francesco riproponga  le stesse doti di umanità del proprio concittadino. «Tanti dicono che papa Francesco ricalchi sia la personalità - la semplicità, la sobrietà - di papa Luciani, quanto le sue scelte pastorali di essere vicino alla gente, dando sempre la priorità ai poveri. E io concordo - conclude don Mariano -. Papa Luciani viveva in modo essenziale. Si vedeva da come si vestiva, era proprio un “pastore con l'odore delle pecore”, nello stile che ama papa Francesco.
 
Anche nel modo semplice di parlare, di predicare si assomigliano molto. Quando Albino era ancora un giovane seminarista, ebbe l'incarico di scrivere un articolo per il bollettino parrocchiale di Canale, da don Filippo Carli. Ma, quando il pezzo arrivò nelle mani del parroco, questi chiamò Albino e gli disse: “Conosci quella vecchina che sta in cima al paese? Ricordati che devi sempre scrivere in modo che anche lei possa capire”. Questo insegnamento il futuro papa Luciani lo portò sempre nel cuore. Da Papa diceva: “Bisogna parlare per i bambini. Quando capiscono i bambini, capiscono anche gli adulti”».

 

 
Romina Gobbo