ACR

ACR… cos’è?
STATUTO ART 16.2
L’Azione Cattolica Italiana attraverso l’Azione Cattolica dei ragazzi:
a) offre ad essi una organica esperienza di vita ecclesiale e di impegno missionario realizzata a misura delle varie età;
b) attua il suo compito formativo e missionario attraverso la vita di gruppi differenziati secondo le esigenze;
c) condivide con le famiglie e con la comunità ecclesiale l’impegno alla formazione umana e cristiana dei bambini e dei ragazzi, attraverso educatori, giovani e adulti di Azione Cattolica, specificamente preparati.
“Apostolicam Actuositatem” Decreto conciliare sui laici, n. 8.b
“Il più grande dei comandamenti della legge è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi (Mt. 22,37-40). Ma questo precetto della carità verso il prossimo, Cristo lo ha fatto proprio e lo ha arricchito di un nuovo significato avendo voluto identificare se stesso con i fratelli come oggetto della carità, dicendo: <> (Mt. 25,40) Egli infatti, assumendo la natura umana con una solidarietà soprannaturale, ha legato a sé come una famiglia tutto il genere umano, ed ha stabilito che la carità fosse il distintivo dei suoi discepoli con le parole: <<”Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri>> (Gv. 13,35).
Dalla relazione di Mario Agnes alla quarta assemblea nazionale (25-28 settembre 1980)
L’ACR resta una delle più acute intuizioni dello Statuto del 1969, scaturita dalla geniale convinzione che il ragazzi è già oggi – e non soltanto domani – protagonista di storia. L’ACR: questo costante darsi senza ritorno perché il mondo dei ragazzi sia scoperto già nelle ricchezze del presente e non soltanto nelle potenzialità per il futuro, sia rispettato, sia amato, sia cointeressato. Ciò, però, per essere seriamente realizzato esige un pieno coinvolgimento delle famiglie e forti vocazioni educative. L’ACR è, infatti, l’insieme armonioso di questi tre elementi: ragazzo, famiglia, educatore.
Bella è l’ACR – capitolo 1 pp. 18-20
Bella è l’ACR
E’ bello andare all’ACR. La scommessa è proprio questa: far emergere dall’esperienza associativa la bellezza dell’esperienza cristiana. Elaborare e offrire una proposta formativa bella non è una questione di marketing: l’esperienza associativa è bella per i ragazzi se risulta significativa per la loro vita, capace cioè di dare risposte personali ai bisogni umani e di fede dei ragazzi. E soprattutto lo è se lo sa fare attraverso testimonianze ed esperienze concrete della speranza cristiana.
Il percorso formativo dell’AC si sviluppa lungo tutte le stagioni della vita. Chi ha la possibilità di iniziarlo dai suoi primi passi, nella fanciullezza, è accompagnato dall’associazione nel cammino di crescita, fino all’età adulta con una proposta organica e progressiva. La bellezza della proposta è fortemente legata alla sua capacità di coinvolgimento di tutti gli aspetti della vita dei ragazzi a 360 gradi. Rendere bella l’esperienza in ACR significa parlare alla profondità dei ragazzi, per fare emergere e realizzarne tutte le loro potenzialità.
E’ bella perché ha il coraggio di educare a ideali alti, e non crede che ai bambini e i ragazzi – proprio per la loro giovane età - siano proponibili solo dei surrogati e semplificazioni della proposta di fede, che mortificherebbero l’originalità, i talenti e la voglia dei ragazzi di diventare “grandi”.
La proposta ACR coinvolge dunque tutta la vita dei ragazzi attraverso un itinerario formativo strutturato, organico e dinamico, capace di mettersi in dialogo con i ragazzi e di integrarsi con le realtà locali.
Essa ha a cuore prioritariamente il ragazzo e le sue attese, sa distinguere gli obiettivi formativi essenziali da ciò che è strumento per raggiungerli e che può essere modificato ed adattato per la testimonianza della fede nelle situazioni contingenti.
La scelta di un metodo organico e strutturato perchè le proposte formative per essere efficaci non devono essere occasionali o frammentarie, ma anzi devono essere inserite in un graduale cammino di maturazione;
- dinamico perché deve necessariamente essere flessibile in modo da adattarsi alla complessità del mondo dei ragazzi e per essere capace di integrarsi nella vita delle parrocchie collaborando con tutte le altre occasioni formative per i bambini e i ragazzi.
La proposta formativa dell’ACR è bella perché sa usare in modo appropriato, ponderato e intelligente gli strumenti di comunicazione (la musica, i colori, i linguaggi) più adatti per realizzare gli obiettivi formativi. Riconosciamo però il primario valore della relazione umana come mezzo di comunicazione, attraverso la testimonianza incarnata della Speranza cristiana, tanto più necessaria quando i destinatari dell’Annuncio sono i piccoli della comunità. Dalla bellezza di rapporti umani accoglienti e significativi nascono le occasioni di esperienze umane e cristiane dell’Annuncio. L’incontro con il Risorto è una esperienza di relazione, e “il Mistero della Chiesa, il senso dei suoi gesti e delle sue iniziative, la forza della sua testimonianza hanno il compito di introdurre gli uomini alla relazione viva con il Risorto.” I Padri della Chiesa dicevano che “il cristianesimo è un’arte di vivere”; ciascun ragazzo è chiamato, attraverso l’esperienza dell’ACR a fare della propria vita un’opera d’arte e un capolavoro di bellezza, per diventare nel mondo fermento di bellezza, seme di speranza e luce che illumina la notte.

ACR: una realtà di ragazzi protagonisti, una realtà di ragazzi “posti al centro” come ci ha insegnato Gesù… come e perché?

Ogni ragazzo è soggetto della proposta dell’ACR, in tutto il suo essere persona umana, frutto del dono dell’amore di Dio lungo tutte le stagioni della propria vita.
Riconoscere che il ragazzo è persona, significa superare visioni moderne che privilegiano l’individuo in un panorama di solitudine, valorizzando invece i legami con la storia del popolo di Dio, una storia che prosegue qui e ora per ogni ragazzo, e i legami con una comunità fatta di coetanei e di adulti. Ognuno è persona in quanto figlio di Dio e in quanto fratello, cioè essere capace di relazioni vive con le altre persone.
Assumere la centralità della persona come stile educativo con i ragazzi comporta dunque alcune attenzioni costanti:
- Valorizzare il primato dell’essere sull’apparire e, quindi, della sostanza sulla forma. Il ragazzo viene accompagnato a far crescere quelle dimensioni che in modo più vero esprimono la realtà della sua persona, attento a non fermarsi alla preoccupazione di offrire soltanto un’immagine, reale o effimera, di sé. Una proposta formativa ed apostolica secondo una prospettiva di organicità, di globalità e di unitarietà: tutto il ragazzo e tutto il Mistero Cristiano.
- Crescere nella cura dell’interiorità per coltivare il senso del proprio essere persona e figlio di Dio, di accettazione del proprio essere figlio di Dio e della vita come dono supremo del Signore.
- Sviluppare l’accoglienza di se stessi e degli altri: ogni ragazzo cresce come persona nella consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, nella capacità di relazione e di apertura verso gli altri, anche i più lontani (per età, per collocazione geografica.,…)
- Avere cura delle relazioni: saper coltivare il dialogo, la comunicazione interpersonale, gli atteggiamenti di apertura e perdono che diventano stile per il rapporto tra i ragazzi e anche nell’asimmetrico rapporto tra l’educatore e i ragazzi.
La proposta dell’ACR assume lo stile del protagonismo dei ragazzi, dell’accompagnamento personale, della globalità e della apertura al territorio e alla multiculturalità, come scelte attuative di una educazione alla crescita di ogni ragazzo come persona vera, che scopre e valorizza il suo essere figlio di Dio.
Protagonismo dei ragazzi
Il nostro tempo è certamente caratterizzato da una apertura verso il mondo dei ragazzi a cui oggi più che in passato viene riconosciuto il diritto di vivere in pienezza la loro età. Eppure frequentemente, al di là delle affermazioni di principio, il mondo adulto attribuisce ai ragazzi ruoli di comprimarietà a seconda della convenienza: essi possono allora diventare utenti di servizi, clienti di un mercato redditizio, una categoria da tutelare... piuttosto che cittadini con diritti e doveri, portatori di un contributo originale nella vita quotidiana della comunità.
Anche nel campo dell’educazione alla fede le proposte tendono talvolta a riconoscere al ragazzo solo un ruolo da utenza di un’offerta formativa che affonda le sue radici più nella preoccupazione per i bambini che in una fiducia nei loro confronti.
I bambini e i ragazzi hanno il diritto di vivere il proprio tempo in pienezza, non come un inevitabile periodo di transizione verso l’età adulta, ma come stagione della vita umana piena di ricchezze e positività legate alla entusiasmante scoperta del mondo e alla meraviglia della crescita della persona.
L’ACR crede che ciascun ragazzo è capace, come Maria, di dire il proprio “sì” in prima persona all’invito che il Signore fa loro di seguirLo, attraverso una risposta personale, libera, responsabile.
Per queste ragioni, l’ACR sceglie un itinerario formativo che riconosce la piena soggettività dei ragazzi e li educa ad essere protagonisti della loro vita e crescita nella fede.
Il protagonismo a cui pensa l’AC dei ragazzi deriva dall’immagine di quella pienezza di vita mostrata da Gesù all’uomo e che si realizza aiutando il ragazzo a divenire consapevole della propria originalità, costituita da una varietà di doni e talenti da mettere a frutto a vantaggio di tutti. In tal senso l’opzione del protagonismo lascia spazio ad un’autentica e generosa azione educativa di accompagnamento che aiuta il ragazzo a maturare, con gradualità, tale consapevolezza.
Pensare un itinerario formativo davvero attento al protagonismo dei ragazzi vuol dire essere disposti continuamente a provocare e farsi provocare dalle domande di vita di cui i ragazzi sono portatori, vuol dire saper mettere l’accento sulla capacità di accogliere ed ascoltare più che di assecondare o frettolosamente rispondere: ragazzi protagonisti richiedono educatori capaci di accettare o, talvolta, di saper semplicemente rimanere nelle domande.
La vita del gruppo, caratterizzata della vitalità dei ragazzi, dalla loro voglia di crescere, dalla loro disponibilità a mettersi in gioco, dalla loro capacità di partecipazione e impegno diventa segno per la comunità cristiana e civile. Il gruppo ACR è vitale quando i ragazzi imparano ad esprimere le proprie potenzialità; esso diviene così luogo educativo per eccellenza, spazio autentico di crescita e segno di testimonianza per il mondo adulto. Questa testimonianza si fa “provocante” per l’adulto nel momento in cui viene vissuta con la generosità e la gioia proprie della modalità di partecipazione dei ragazzi.
Un vero protagonismo dei ragazzi non può prescindere dalla presenza e dall’incontro con il mondo adulto. Non si tratta quindi di un’autonomia dei ragazzi, ma di riconoscere loro una autentica, originale e costruttiva presenza nella vita della comunità e di tutta l’associazione.
La presenza dei ragazzi chiede alle associazioni territoriali la capacità di essere sempre attente alle esigenze dei più piccoli, non solo ritrovando per loro spazi e tempi adeguati, ma di condividerne appieno il cammino di crescita. Ad ogni livello l’associazione è invitata a creare momenti di ascolto e confronto con i ragazzi, strutturando luoghi e tempi in cui ogni ragazzo possa offrire il proprio contributo in termini di idee, proposte, servizio e presenza (quali, ad esempio, la costituzione delle Equipe dei ragazzi o similari).
La preoccupazione del mondo adulto nei confronti dei ragazzi, è frequentemente quella di tamponare le emergenze e le situazioni patologiche, considerando i ragazzi un bene “da tutelare” piuttosto che da valorizzare.
La messa in atto di azioni che promuovano il ruolo dei ragazzi richiede una capacità del mondo adulto di mettersi in dialogo con un mondo complesso, come quello dei bambini e dei ragazzi, spesso percepito come lontano (fosse anche solo anagraficamente) dalla propria esperienza di vita e di cui si fa fatica a vedere le ricchezze e i semi di originalità.
Da queste tentazioni non è purtroppo immune neppure l’ambito ecclesiale, che ha pur sempre avuto nella sua storia una particolare sensibilità verso le nuove generazioni, anche quando questa non era affatto scontata nell’ambito civile, come testimoniato dalla tante figure di santi che hanno dedicato ai ragazzi la loro vita terrena.
L’annuncio di Cristo ai ragazzi, non può concretizzarsi solo in una ricerca di spazi all’interno delle parrocchie, o nella proposta di cammini fatti da appuntamenti sporadici.
I limiti di approcci di questo tipo si stanno sempre più mettendo in evidenza, perché se in passato essi erano integrativi di un percorso di trasmissione della fede attraverso il tessuto familiare e sociale, oggi rischiano di diventare solo un ulteriore tassello di una vita dei ragazzi già frammentata tra scuola, sport, e molteplici altre attività.
Per queste ragioni, l’impegno dell’Azione Cattolica, attraverso l’ACR, è quello di avere una proposta per i ragazzi che sia davvero un annuncio di fede che coinvolga la loro vita a 360 gradi, attraversando tutti i loro ambiti di vita, dentro e fuori il contesto parrocchiale e di gruppo.
Investire fortemente sul protagonismo dei ragazzi, significa innanzitutto prenderli in piena considerazione come soggetti al centro del cammino di crescita umana e di fede.
Questa attenzione, che si traduce poi in contenuti del cammino di fede e in uno stile di lavoro con i ragazzi, sembra essere ancora a tutt’oggi profetica nell’ambito della pastorale dei ragazzi. Non sono infatti purtroppo rari, anche nell’ambito dell’educazione alla fede, in casi in cui i ragazzi sono, più o meno implicitamente visti come puri destinatari di un messaggio, sfiorando talvolta lo stile di un servizio, pur importante, fornito dalle parrocchie ai ragazzi.
Uno stile di reale partecipazione deve riflettere, anche a misura di ragazzo, quel principio di ruolo del laico nella vita della Chiesa, capace di intrecciare la dimensioni di discepolo e apostolo di Cristo.
L’esperienza dell’ACR sceglie di educare i ragazzi all’apostolato nella ferma convinzione che i ragazzi, a loro misura, sono capaci di impegno attivo e di testimonianza missionaria. Essi maturando una coscienza di appartenenza alla Chiesa attraverso la partecipazione al gruppo, all’associazione, alla vita della parrocchia e della comunità, maturano anche la partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel loro mondo di fanciulli e ragazzi, a cominciare dai loro coetanei, attraverso i modi e i linguaggi a loro congeniali.
Le esperienze di apostolato, organicamente inserite nel cammino di fede, diventano una forma di educazione alla partecipazione e alla responsabilità, con una valenza che supera i confini dell’ambito ecclesiale, anzi andando a costituire il legame con “la vita” al di fuori della mura della parrocchia.
Fuori dalla saletta dell’ACR c’è il mondo reale, del quale spesso si parla con i ragazzi, il mondo che i ragazzi vivono quando non sono al gruppo, fatto di persone, di gioie, di pericoli.
Un mondo che è però spesso da “iluminare” con la luce del Vangelo che sa farci vedere in esso la presenza del Signore e che allo stesso tempo ha bisogno del nostro contributo per “essere illuminato”. E’ spesso più facile affrontare ‘i problemi del mondo’ come educatori che si ergono a assistenti sociali o amiconi capaci di consolare o entusiasmare i ragazzi....
Ma la proposta ACR ha al centro il messaggio evangelico e Gesù è l’unico Vero amico dei ragazzi che sa dire loro le parole giuste e sa indicare la via da percorrere lungo la strada del mondo. Per questa ragione l’educatore deve avere una forte coscienza di essere strumento nelle mani del Signore, capace non solo di proporre se stesso, ma di essere riflesso del volto di Gesù attraverso una testimonianza credibile.
L’esperienza dell’ACR è un dono grande per i nostri ragazzi. Se ben vissuta, è un’occasione unica per esprimere la loro soggettività, il proprio protagonismo. L’esperienza associativa, infatti, ha in sé alcune connotazioni che la rendono speciale e straordinariamente arricchente. In essa scorgiamo un di più rispetto alla tradizionale appartenenza comunitaria, non per esaltare oltremodo la dimensione associativa, bensì perché attraverso essa la stessa esperienza cristiana viene animata e formata secondo una sensibilità e una attenzione tipica della testimonianza. Già il termine associazione richiama il mettersi assieme di persone, soci appunto, per una finalità condivisa. Una delle cose proprio belle dell’ACI è questa sua dimensione di famiglia, che se ben vissuta e curata crea un’appartenenza condivisa e fruttuosa. La stessa ACR è espressione dell’attenzione educativa di giovani e adulti e dice proprio questa dinamica, questo prendersi cura da parte di alcuni verso altri, un atteggiamento che nella vita e dinamica associativa non vuole essere di indottrinamento quanto di accompagnamento personale (seppur vissuto grazie allo strumento del gruppo).
Ecco allora che la proposta associativa, che per i ragazzi si gioca tra l’animazione e la formazione si presenta come esperienza bella, piena di vita, ricca di contenuti e, soprattutto, di relazioni. Sono soprattutto questi legami, questi intrecci di vita a rendere significativa l’esperienza dell’ACR, che arricchita dal suo metodo tipico ed originale aiuta a vivere nella e con la comunità cristiana una autentica, ma gioiosa, esperienza di iniziazione cristiana.

La programmazione

All’inizio di un anno associativo, che tu sia un educatore esperto o alle prime armi sei convocato dietro le quinte della vita associativa e comunitaria per prepararti al ruolo che nella Chiesa sei chiamato a interpretare e a vivere in pienezza.
Prima di tutto dovrai cimentarti nella sapiente arte della programmazione, un momento importante in cui l’intera compagnia degli educatori si raduna per studiare l’intero cammino, confrontandosi per scegliere e pianificare la scaletta da seguire e dare vita alla straordinaria opera teatrale che aspetta di essere messa in scena dai suoi protagonisti: i bambini e i ragazzi che ti sono affidati.
E’ importante essere consapevoli della responsabilità che questo compito richiede, perché, nella programmazione, nulla può essere lasciato al caso o all’improvvisazione. Ecco di seguito alcune indicazioni da condividere dietro le quinte, con la compagnia degli educatori.
1. CONOSCERE IL COPIONE. Il primo compito dell’educatore è quello di leggere, conoscere e studiare in maniera approfondita i contenuti del cammino di fede. Parti dalla lettura della prima parte della guida di arco in cui troverai le nozioni di base della proposta formativa Acr (il perché, il come, il metodo e infine il cammino dell’anno, nel quale troverai le indicazioni che guideranno il percorso annuale – la categoria, la domanda di vita, il brano biblico, gli atteggiamenti da maturare e l’iniziativa di carità-)
2. PROGRAMMARE IN QUATTRO ATTI. Appreso il cammino annuale nella sua interezza, procedi programmando le quattro FASI, in base al tempo liturgico di riferimento. Parti dall’idea di fondo, fissa gli obiettivi, approfondisci le attenzioni pedagogiche e le unità catechistiche di riferimento, avendo come sfondo l’orizzonte formativo globale. Successivamente puoi passare alla lettura dei tre itinerari, i pilastri su cui si basa l’intero impianto formativo: catechesi, liturgia e carità. L’itinerario da cui partire è quello liturgico, sul quale è impostato tutto il percorso formativo dell’Acr e da cui scaturiscono sia la dimensione caritativa che catechetica. Tuttavia i tre percorsi non vanno considerati a se stanti ma vanno integrati per farli divenire un unico percorso. Focalizzato il cammino generale, procedi nella lettura delle attività suggerite dalla guida per arco, valutandone la possibile attuazione in base ai ragazzi reali che hai di fronte e ai loro bisogni e domande, anche inespresse. Se necessario, adatta l’attività garantendo sempre una coerenza interna rispetto agli obiettivi. Quando si programma è bene avere sempre l’agenda a portata di mano, per valutare i tempi anche in base al calendario parrocchiale e diocesano.
3. LA COMPAGNIA IN FORMAZIONE. Un presupposto necessario per una buona programmazione è la preparazione e la formazione umana e cristiana degli educatori. E’ importante che il lavoro dell’equipe degli educatori parrocchiale sia radicato nello studio dei documenti del Magistero della Chiesa, il Documento di Base (Il rinnovamento della Catechesi), gli Orientamenti Pastorali, ma anche i catechismi richiamati sulla copertina delle diverse guide di arco e che sono parte integrante del percorso. Per questo è indispensabile che, durante la programmazione di ciascuna fase, gli educatori approfondiscano l’Unita catechistica di riferimento. Non solo studio però, la compagnia educativa è attenta anche ad acquisire nuove tecniche di animazione e ludiche, oltre ai bans. Anche queste non siano lasciate all’improvvisazione personale di qualcuno affinché, meditate e condivise assieme agli altri educatori, possano essere funzionali al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
4. RAGAZZI ATTORI PROTAGONISTI. Quando programmiamo partiamo sempre dai volti e dalla vita dei ragazzi che abbiamo di fronte, non quelli fittizi o ipotetici: solo così potremo progettare il miglior cammino possibile, aderente ai loro bisogni e necessità. Le loro vite chiedono cura,attenzione, pazienza, dedizione, tempo, ascolto, costanza; solo osservandoli, ascoltandoli, camminando al loro fianco potremo aiutarli ad abbandonare le maschere che a volte indossano per nascondersi e confondersi tra la massa, e così per poter tirare fuori, moltiplicare e condividere i doni e i talenti che possiede ciascuno.
5. LA VOCE DEL REGISTA. Ogni azione educativa non può prescindere da un confronto costante con la Bibbia, la Parola a cui l’educatore attinge, per trarre le indicazioni, la “regola di vita” da mettere in pratica nella quotidianità. Nel silenzio, nel segreto del cuore e nella preghiera, Il Regista ci rivela il progetto su ognuno e la giusta direzione da seguire. La voce dell’educatore apre così la via affinché ciascun ragazzo possa, nel profondo del cuore, cercare quel rapporto costante con la Parola che porta frutti di conversione e di vita nuova. Per questo è importante la cura della vita spirituale, la valorizzazione dell’incontro personale con Cristo attraverso i Sacramenti ed alcuni appuntamenti straordinari da vivere nell’ordinarietà e nei tempi forti.
6. IN SINERGIA CON IL PUBBLICO. Il nostro percorso formativo, infine, non rimane sulla scena ma è progettato per abbattere la quarta parete ed entrare in sinergia con il pubblico, ossia per aprirsi al resto della comunità parrocchiale e civile: gruppi, associazioni, agenzie educative, e quanti condividono lo spazio della città. In particolar modo, la programmazione dell’Iniziativa annuale è il percorso che può mettere in dialogo le diverse realtà, promuovendo il protagonismo autentico degli acrini che, forti dell’esperienza vissuta nel gruppo di appartenenza, si aprono al pubblico come testimoni del Signore e maestro.
Strumenti per l’educatore

• Guida di Arco e Catechismo di riferimento;
• Sussidio personale di Avvento/Natale e il sussidio personale di Quaresima/Pasqua, strumenti importanti da affidare ai ragazzi per aiutarli a curare una dimensione di preghiera personale capace di alimentare la relazione diretta col Signore Gesù, giorno dopo giorno;
• Itinerari di Spiritualità, tre proposte da far vivere al gruppo dei momenti forti di spiritualità a partire dalla riflessione sulla Parola di Dio, nella dimensione della condivisione e della fraternità:
Betania, una lectio per ragazzi sull’icona biblica dell’anno;
Al pozzo di Sicar, una proposta di ritiro spirituale per il tempo di Avvento/Natale;
Tabor, una proposta di week-end spiritualità per 12/14 per il tempo di Quaresima/Pasqua
• Sussidio per il campo-scuola Acr.