Il sorriso più grande

Il ricordo del Beato Pino Puglisi

Padre Puglisi. Mi emoziona molto l’invito a scrivere un articolo sul Beato Padre Pino Puglisi perché l’ho conosciuto. Non un’amicizia e neppure un rapporto continuativo. Io faccio parte delle migliaia di giovani che Padre Pino ha incontrato, a cui ha dedicato parte del suo tempo, a cui ha donato un sorriso, una parola di conforto, a cui ha proclamato la Parola di Dio.

Infatti nei suoi cinquantasei anni di vita terrena è stato un animatore di giovani impareggiabile, instancabile, un pescatore di vocazioni: dall’incarico di direttore del Centro diocesano vocazioni ad insegnante di religione, da assistente dell’Azione cattolica di Brancaccio ad assistente della Fuci di Palermo. Per chi non lo conoscesse è necessario dare alcune note biografiche.

Giuseppe Puglisi nasce a Palermo nel rione di Brancaccio il 15 settembre 1937, da genitori umili, entra nel seminario di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote nel 1960. Da subito inizia il suo ministero come vicario parrocchiale in alcune parrocchie di Palermo e provincia. Dal 1962 inizia anche ad insegnare religione nelle scuole medie e dal 1976 nelle scuole superiori, fino alla sua morte. La prima nomina a parroco risale al 1970 nel paese di Godrano, dove rimase otto anni e dove riuscì a riconciliare delle famiglie mafiose implicate in una sanguinosa faida. Nel 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e in seguito direttore del Centro diocesano vocazioni. In questi anni diviene animatore di alcuni movimenti tra cui Presenza del Vangelo, Equipe Notre Dame e Camminare insieme. Nel settembre del 1990 diviene Parroco della Parrocchia S. Gaetano a Brancaccio. E a Brancaccio, sotto casa, verrà ucciso dalla mafia nel giorno del suo compleanno nel 1993.

Don Pino negli anni 80 e 90 lo incontravi ovunque a Palermo. Era un attento amante della sua terra e della sua gente. Impegnato in quelle lotte quotidiane che le famiglie di un quartiere disagiato di Palermo devono affrontare: analfabetismo, disoccupazione, micro e macro criminalità, mancanza di edifici scolastici, di locali parrocchiali e di centri aggregativi.

Don Pino viveva con e per questa umanità dimenticata, voleva farla risorgere dalla cenere e dal fango. Ha testimoniato pienamente la “Chiesa in uscita” di cui parliamo oggi.

Il mio unico incontro diretto risale ad un Camposcuola di Azione Cattolica dei Giovani e Giovanissimi della diocesi di Palermo, il mio primo campo. Indimenticabile, per le esperienze fatte col mio gruppo parrocchiale, per le prime amicizie con giovani di altre associazioni che seguono lo stesso cammino, per l’incontro col Signore.

Tra i volti rimasti impressi nella mia memoria, oltre agli immancabili vicepresidenti giovani, ai membri dell’équipe e all’assistente diocesano, spicca nel mio ricordo, per la sua semplicità, per il suo sorriso, per il suo sguardo profondo che ti diceva tanto anche senza parlare, quello di Padre Pino.

Era stato invitato a tenere una relazione sul tema del campo “Giustizia e pace si baceranno”, nella ormai lontana estate del 1991.

Oggi questo tema sembra profetico e sembra proprio che Don Pino in quel campo avesse lasciato all’Ac un’indicazione ben precisa: “L’incontro tra la giustizia e la pace si basa proprio sul bacio”, espressione massima e sublime dell’amore: amore da dedicare ai fratelli chiusi nel malaffare, vittime e carnefici al tempo stesso, cuori pulsanti delle periferie delle nostre città.

Dei suoi interventi ricordo poco, ho ancora solo qualche disordinato appunto, ma quello che mi è rimasto è appunto la sua presenza, la sua testimonianza, il suo spendersi per i giovani, per i bisognosi delle periferie materiali e spirituali.

Tertulliano scrisse che “il sangue dei martiri è il seme della Chiesa” e io ritengo che il martirio di Don Pino Puglisi possa a ragione essere proprio seme fecondo di libertà e di speranza, segno tangibile per quella Palermo per cui si è speso e che giorno dopo giorno diventa realtà. Don Pino ha saputo costantemente rischiare con amore, donando sé stesso nelle circostanze ordinarie della vita. Ricordo che Don Pino non parlava molto e non forniva alte argomentazioni filosofiche nel tentativo di essere convincente, ma testimoniava con la sua persona e le sue opere di avere trovato nell’incontro con Gesù la verità. Con le sue grandi orecchie e con il suo sorriso discreto ma eloquente lasciava spazio alla libertà dell’altro, e suscitava una profonda fiducia che spingeva a trovare quella forza che spesso si può assopire.

Profetico a parer mio è stato quanto ha scritto Charles de Foucald sul martirio: “Pensa che devi morire martire, spogliato di tutto, steso per terra, nudo, irriconoscibile, coperto di sangue e ferito, violentemente e dolorosamente ucciso; e desidera che questo avvenga subito”.

Don Pino al suo uccisore ha detto il suo eccomi con il sorriso; quell’uccisore che lui ha testimoniato di amare come figlio, donandogli appunto fino alla fine, il suo sereno sorriso. Pertanto mi spiego quanto detto da Santa Teresa di Lisieaux: “Tutti gli eroi valgono meno di un solo martire”.

Attraverso il martirio di Padre Pino possiamo adorare in pienezza Colui di cui proprio lui è stato il fedele testimone. Padre Pino Puglisi, o anche 3P (come lo chiamavano simpaticamente i suoi ragazzi): un grande testimone del nostro tempo e un grande Santo della nostra Chiesa.
 

di Domenico Anastasi - Presidente diocesano Ac di Palermo
Dal sito http://azionecattolica.it