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Venerdì, 8 Dicembre, 2017

Messaggio per la Giornata dell’adesione all’Azione Cattolica

 

Carissimi amici di Azione Cattolica,
innanzitutto grazie! Grazie per il vostro “sì”! Grazie per esserci!

Nella nostra diocesi la storia dell’AC è intrecciata con quella della comunità locale. Quante belle pagine avete scritto in tutti questi anni! Spesso, nel passato, la vivacità delle nostre parrocchie era legata anche alla vostra numerosa presenza, al vostro generoso impegno, al vostro entusiasmo. Insieme ai parroci condividevate un progetto di Chiesa e vi spendevate per realizzarlo. E anche oggi la vostra associazione continua a rendere belle le nostre parrocchie, che dall’unitarietà dei tre settori ricevono un grande dono certamente benedetto dal Signore. 

Nel rito del Battesimo degli adulti si chiede al candidato: «Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?». Ed egli risponde: «La fede». Da quel momento è ben comprensibile che è la grazia battesimale a creare i presupposti per un’adesione di fede, è la presenza dello Spirito a sostenerne la crescita, è l’inabitazione in Cristo a condurre in un cammino di autentico e paziente discepolato ed è l’incorporazione nella Chiesa a favorire un forte vincolo fraterno fra tutti i credenti.

Vorrei porre idealmente la stessa domanda a ciascuno di voi, proprio nel giorno della vostra adesione all’AC: «Cosa domandate?». Le risposte potrebbero essere tante e, forse, tutte sincere, tuttavia mi piacerebbe che vi sintonizzaste su quest’unica risposta per sentire vivo il vostro unanime bisogno della fede. Chiedere la fede significa puntare al massimo e, francamente, non possiamo accontentarci di qualcosa che sia inferiore.
Solo la fede, infatti, permette di vedere meglio, di avere tra le dita il bandolo della matassa di ogni impegno ecclesiale. Permette di non disperdersi e soprattutto di iniziare ogni cosa sempre e solo da Lui, il Signore Gesù.
Si! Continuate, continuiamo a chiedere questo dono, considerando a che prezzo sia stato pagato e cosa significa che esso scaturisca dall’evento della morte e risurrezione di Cristo.

Per crescere poi nella fede uno dei modi più efficaci è senza dubbio quello di donarla e la vostra associazione è un luogo privilegiato dove ci si può mettere in questo meraviglioso apprendistato. Non dimenticate, però, che come la natura non fa salti, anche nella fede questi non sono consentiti. Non si può donare ciò che non si ha o, più propriamente, ciò che non si è. Impariamo a rispettare i tempi di maturazione, a favorirli, a volerli. Ogni fretta, in questo senso, rende sempre più fragile la spinta missionaria.

È fonte di consolazione per me sapere che in diocesi, anche quest’anno, siete in tanti a rinnovare l’adesione all’AC, e sono sicuro che questa vostra volontà nasce dalla scoperta di quanto siete amati da Cristo. Vi scoppia nel cuore un bisogno di gratitudine che, come è ben visibile, si trasforma nel desiderio di servire la Chiesa e, in particolare, la nostra comunità otrantina, le nostre famiglie, i nostri giovani, i nostri ragazzi. La vostra adesione, in altri termini, è ‘solo’ la risposta ad un Dio che per primo ha aderito al meraviglioso e immeritato progetto di avvicinarsi a noi, di fare casa con noi. Qualcuno vi ha detto: «Passa Gesù Nazareno!». E voi, spinti dal desiderio di incontralo, lo avete seguito e le conseguenze di ciò sono sorprendenti.

E ora? fate vostro il «fine apostolico della Chiesa», come recita il primo articolo dello Statuto, per «rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza» (Apostolicam actuositatem, n. 2). 
Cosa si nasconde dietro queste espressioni forse un po’ tecniche? Di cosa si tratta realmente?
Vi chiedo di incontrare uno per uno nell’intimo del vostro cuore gli apostoli, di ascoltarli, di dialogare con loro, scoprirete subito la loro enorme diversità e capirete anche che tutti hanno un unico grande segreto da comunicare: la disarmante misericordia di Dio sul volto di Cristo. Da Lui sono stati chiamati, ammaestrati e inviati a raccontare, infine, proprio ciò che è accaduto nella loro vita.
È stato questo il loro unico fine! È tutto qui il fine apostolico! Non oltre… Ora questa consegna è giunta fino a voi e, con la mia premura pastorale, vi dico che è giunta la vostra ora, l’ora in cui altri chiamati, ammaestrati e salvati dal Signore, come voi, non potendo contenere in sé il fuoco dell’amore di Dio, desiderano in tutte le maniere possibili e con ogni sforzo possibile consegnarlo ad altri! Non concedetevi dilazioni.

Nella penna di Bachelet si trova descritta la modalità con cui vivere quest’ora: «… il popolo intero abbia a ravvisare nell’Azione Cattolica non già una chiusa cerchia di persone iniziate ad esclusivi ideali, ovvero uno strumento di sterile lotta o di ambiziosa conquista, ma piuttosto una amica schiera di cittadini che hanno fatto propria la materna intenzione della Chiesa di tutti redimere e di garantire alla società l’insostituibile e indispensabile fermento della vera civiltà» (L. Diliberto (a cura di), Vittorio Bachelet. Testimone di speranza, Roma 2010, p. 49). Il Vangelo è ‘fermento di vera civiltà’, che lievita in legami di amore con l’Uomo di Nazareth e con ogni fratello.

Perciò, carissimi amici, fate in modo che la Chiesa possa essere sempre «una casa per molti e una madre per tutti» (EvangeliiGaudium, n. 288). Donate soprattutto nella ferialità la voglia di esserci, il piacere di incontrarvi, la gioia di condividere. Accrescete il desiderio di spendervi là dove il Signore vi chiama a vivere e nei modi che Egli stesso vi indicherà. Fate in modo che accada prima nella vostra associazione, poi nelle vostre comunità parrocchiali e, infine, nell’intera diocesi il miracolo dell’unità nella diversità, dell’unità nella verità, dell’unità nella carità. Amate questa nostra terra che, nonostante le tante disillusioni e non poche ferite, attende ancora qualcuno che dica una parola ‘diversa’.

La festa dell’Immacolata, infine, non sia solo una cornice, ma rimandi a Colei che per prima ha dato la sua adesione totale e definitiva al Padre che l’aveva scelta come ‘Arca dell’alleanza’. Ha ragione papa Francesco, in riferimento a Maria, che da lei la Chiesa è chiamata a imparare uno stile. «Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti» (EvangeliiGaudium, n. 288).

Lo stile mariano, allora, sia il segno di autenticità del vostro cammino! Auguri!

 

Otranto, 8 dicembre 2017

✢Donato Negro
Arcivescovo