Francesco è a Lesbo. L'Europa dov'è?

"I profughi sono persone e non numeri"

Francesco è a Lesbo, porta d'Europa. Per ricordarci che i profughi sono persone e non numeri. Per denunciare la nostra cattiva coscienza. Per dirci che l'emigrazione è il punto più drammatico della crisi che sta investendo il nostro emisfero. Per denunciare la miopia dei tanti paesi che pensano di affrontare l'arrivo dei migranti, dei profughi di guerra, fame o disperazione, come "emergenza momentanea", alzando muri e srotolando filospinato, facendo parlare la pancia della propria nazione e non la testa, non la lungimiranza. Francesco è a Lesbo. L'Europa dov'è? Lungo le transenne del campo profughi di Mòria si sono riuniti in centinaia. Francesco li ha salutati uno a uno, accompagnato dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e dall'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymo. Nella mani del Papa alcuni bambini hanno consegnato dei disegni. Un gesto semplice. Raccontano la loro condizione di profughi e la loro speranza. "Li voglio con me sull'aereo, quando parlerò ai gionalisti", ha detto il Papa al suo seguito. Un gesto semplice e potente. Per gridare al mondo le loro condizioni e le loro speranze.

 

La Dichiarazione congiunta di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, di Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e di Papa Francesco