Il decalogo del discernimento

Dal Convegno di Bologna, per l’Ac di oggi e di domani

I Presidenti e Assistenti di Azione Cattolica riuniti per il Convegno di Bologna sono stati accompagnati a chiedersi e a comprendere cosa significhi e cosa si intenda per “discernimento comunitario”. Un discernimento che si colloca dentro la conversione missionaria del nostro tempo e guarda alla nostra storia associativa, aiutandoci a intendere la nostra responsabilità nei confronti del patrimonio di cui siamo custodi. Un patrimonio ricco che aiuta l’Associazione a “sporgersi in avanti” e a continuare a capire come “restare fedeli alla propria identità pur cambiando” (Matteo Truffelli). Chiamati - come e in quanto Azione Cattolica - a compiere questo “atto di intelligenza spirituale” che ci consente sopra ogni cosa di comprendere e mettere in pratica ciò che a Dio è più gradito. Mons. Gualtiero Sigismondi, a tal proposito, ha suggerito ai partecipanti un possibile decalogo per vivere il discernimento come un’arte:

1. Stimare gli altri superiori a se stessi gareggiando nel sopportarsi a vicenda nell’amore.
2. Saper nutrire un po’ di diffidenza verso il proprio giudizio.
3. Trovare soluzioni condivise cercando i punti di convergenza a partire da quelli di tangenza tendendo al massimo bene possibile e non al minimo indispensabile.
4. Coniugare analisi e sintesi: “non basta utilizzare il telescopio ma anche il microscopio” perché il tutto è più importante della parte.
5. Riconoscere che un’individuazione dei fini da sola non basta senza i mezzi concreti per raggiungerli.
6. Avere memoria del futuro interpretando “i sogni degli anziani e le visioni dei giovani” senza cedere la Parola alla nostalgia e all’utopia perché entrambe soffocano la profezia.
7. Avere l’umiltà di avviare processi a lunga scadenza senza lasciarsi superare dall’ossessione di raggiungere risultati immediati.
8. Imparare a tendere l’orecchio alla Parola di Dio e a sentire il polso del tempo e della vita.
9. Avere la serena consapevolezza che tutto concorre al bene.
10. Tenere insieme dottrina e pastorale.

Andiamo allora in Galilea abbandonando le nostre certezze e il nostro sentirci “evangelizzatori di professione” e accreditandoci non come portatori ma come cercatori di Cristo!

 

dal sito  http://azionecattolica.it