Il Risveglio dell'Aurora

Uno spettacolo non solo Pasquale

Sono già passati mesi dalla messa in scena dello spettacolo musicale, avvenuta, ahimé in unica data, il 22 Marzo 2016, ma il tema trattato è sempre attuale.

Dopo la commedia in vernacolo salentino, sul palco, con l’umiltà e la generosità che li contraddistingue, i passionali, non professionisti, ragazzi del gruppo Giovanissimi di Azione Cattolica della Parrocchia Maria SS della Neve di Cutrofiano; erano alla loro seconda esibizione ufficiale, questa volta accompagnati per mano dai loro animatori ed educatori, incluso lo stesso ideatore, scrittore e sceneggiatore dello spettacolo.
Animatore del gruppo l’onnipresente don Emanuele. Le musiche dei Gen Rosso e le voci soliste curate dall’insostituibile Gigi Russo e la sua band.
Ciliegina sulla torta, la presenza durante la serata dell’Arcivescovo di Otranto, Mons. Donato Negro, oltre all’Amministrazione locale che ha patrocinato l’evento.

“Il risveglio dell’Aurora” nasce come uno spettacolo dove il canto e la musica incontrano, scena dopo scena, la recitazione, dando più corpo al racconto e stimolando il risveglio delle emozioni dello spettatore.

Proprio sul “risveglio” si sofferma il titolo, che da subito richiama “al nuovo”, a quel rigenerarsi di energie che, in qualche modo, dovrebbero spingere ad un cambiamento, un passaggio da qualcosa di ormai sopito a qualcosa che ritorna a nuova vita. Del resto l’Aurora non è altro che il ritorno della luce, ma ancor più è quel delicato bagliore che giunge dopo il crepuscolo, il tramonto e il buio, e precede l’alba col sopraggiungere del sole, ad indicare il ritorno del giorno.

Questo naturale ciclo del buio e della luce non è altro che la metafora della vita. Il risveglio dell’Aurora indica uno scuotersi delle coscienze, e manifesta fortemente la volontà di riaccendere gli animi assopiti, assuefatti dalla quotidiana lotta alla sopravvivenza. Guerre, invidie, gelosie, violenze, abusi, bullismo, giudizi e pregiudizi: per quanto possiamo esimerci da ogni forma di peccato, qualunque sia la nostra religione, il nostro silenzio, la nostra vaga indifferenza è complice dei malesseri di questo mondo.

Fino a quando fingerai di non sentire … ??”, canta uno dei protagonisti rivolgendo il suo dolore a Dio, sentendosi abbandonato in una lotta impari che rende i suoi sforzi verso il prossimo una goccia di acqua in un mare in tempesta!! È questo che facciamo tutti i giorni: è forse Dio che non sente e non parla, o siamo noi a non ascoltarlo ?? Nello svolgersi delle scene, lo spettatore è invitato a prender parte ad una evoluzione relazionale, un passaggio dall’indifferenza alla presa di posizione verso “l’insopportabile tacito dilagare dell’uomo dissipatore e incurante dei valori della vita”, della comunione tra persone e, per chi ha fede, con Dio.

Non è un caso che il richiamo alla Pasqua, pur intrecciandosi con scene dei nostri tempi, sia parte fondamentale dello spettacolo: la passione, morte e resurrezione sono esse stesse il graduale percorso dal tramonto del giorno, al sopraggiungere della notte, fino all’avvento della Luce!

Tre i protagonisti principali: Gesù, Giuda Iscariota e Giosuè. E due sono i piani temporali in cui si svolgono le vicende: il tempo di Gesù, nel periodo della Pasqua ebraica, e i giorni nostri, in quanto Giosuè è un medico volontario dei nostri tempi, un medico “senza frontiera”, o meglio un uomo che ha superato la frontiera del proprio egoismo per dedicare la propria vita agli altri. L'ambientazione è invece unica: la terra di Gerusalemme ieri e oggi, e sembrerebbe questo il principale "trait d’union" di tutto lo spettacolo. Invece non lo è.

In primo luogo: Gesù, Giuda e Giosuè. L’assonanza dei nomi ha un suo senso: tutti e tre i nomi hanno una radice in comune, una radice che affonda e trae sostanza da un unico terreno che è l'animo umano, l’animo di ognuno di noi. Una radice comune i cui frutti però sono molto diversi e dipendono da come noi coltiviamo questo terreno, se con la speranza o con la disperazione, se con l’altruismo o l’egoismo, con il coraggio o la paura, con la fede o la sfiducia. Ed anche le vicende dei tre personaggi si sovrappongono ad un certo punto della storia annullando la distanza tra il passato e il presente proprio perché non vi è alcuno stacco tra loro: Gesù il Nostro Salvatore, Giuda l’uomo che l'ha tradito per mancanza di fiducia e Giosuè l’uomo che tiene salda la sua fede fino alle estreme conseguenze, tutti e tre sono presenti, ora in questo momento e qui nel nostro animo.

Ecco, questa passione, morte e resurrezione dei tre protagonisti, ognuna con le sue umane sfaccettature, ognuna con la sua inconfutabile essenza, vuole andare al di là della mera rappresentazione scenica: i protagonisti sono saliti dal pubblico e al pubblico direttamente si sono rivolti in alcuni momenti per annullare la distanza che separa il palco dalla platea, la finzione dalla realtà e gli attori dagli spettatori, invitando anzi questi ultimi ad essere  veri uomini e vere donne, in una parola, veri protagonisti.

È stato il nostro modo per celebrare la Pasqua della risurrezione e della conversione, della speranza e della fede, o più semplicemente, per indugiare nell’osservazione della vita di ognuno e destare rinnovato amore.

Avremmo voluto organizzarci per questo Natale con nuove idee, ma se lo spettacolo in vernacolo salentino non ci è bastato, se lo stile musical non ha ancora soddisfatto pienamente il nostro spirito propositivo, allora vi chiediamo di attenderci. Nuovi progetti ci coinvolgeranno, magari la realizzazione di un film. A presto

 

Giovanissimi di AC
Cutrofiano - Parrocchia Santa Maria della Neve

Foto realizzate da Focale Photographer di Epifani Antonio