Il sistema migliore, per un mondo più giusto

La Giornata internazionale della democrazia

La Giornata internazionale della democrazia, istituita a partire dal 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, viene celebrata il 15 settembre di ogni anno. La Giornata, fin dalla sua prima edizione, rappresenta per tutti un’opportunità per riflettere sullo stato della democrazia nel mondo. Una ricorrenza apprezzabile, anche se ogni anno il rischio è che passi inosservata, senza che nessuno se ne ricordi o addirittura sappia che esista. Oggi possiamo dire che purtroppo la democrazia non gode di buona salute: il risultato del referendum britannico prima, la sempre maggiore disaffezione dei cittadini dimostrata da una crescente astensione alle elezioni politiche, le crisi e i blocchi istituzionali a cui abbiamo assistito in Belgio e ora in Spagna sono segnali che non possono essere sottovalutati.

La democrazia non si conquista una volta per sempre, ma ogni giorno essa va cercata, ravvivata e irrobustita. È tanto un processo quanto un obiettivo: «la più perfetta ma allo stesso tempo la più difficile forma di governo», in cui a decidere del proprio futuro è direttamente il popolo.

Il legame tra democrazia e i diritti umani è trattato dall’articolo 21 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in cui si afferma: «La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione».

Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite sottolinea come la società civile sia fondamentale per la democrazia. Il tema che è stato scelto quest’anno per celebrare la giornata è quello dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e si focalizza sulla società civile e sull’importanza di far procedere all’unisono progresso e partecipazione civica. Nel settembre 2015, infatti, i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – un piano per il raggiungimento di un futuro migliore per tutti, che stabilisce un percorso di oltre 15 anni con l’obiettivo di porre fine alla povertà estrema, combattere la disuguaglianza e l’ingiustizia, e proteggere il pianeta.

Basta fermarsi un attimo a ragionare e pensare con calma: ad oggi, nessun sistema politico è migliore di quello democratico: dittature, uomini forti, piccole oligarchie porterebbero indietro le lancette dell’orologio alle sanguinose vicende del XX secolo.

Dobbiamo riappropriarci della democrazia e conseguentemente della politica, strumento che insieme al metodo democratico concorre al progresso e allo sviluppo delle persone. L’intera società civile (la nostra Costituzione parla di corpi intermedi) è chiamata in causa, in quanto essa stessa soggetto attivo e partecipe del proprio destino e di tutto quello che la circonda.

Senza che sia “sociale”, la democrazia non può essere neppure umana perché non porrebbe al centro delle sue azioni e delle sue politiche le persone e le relazioni che ruotano attorno ad esse.

È necessario tornare ad allenarsi e a partecipare alla cosa pubblica, né nascondendosi né girando le spalle, ma rimboccandosi le mani e attrezzandosi al confronto con chi la pensa diversamente, alla fatica dell’ascolto, al rispetto reciproco, desiderando ardentemente una comunità nazionale dove ci si aiuta e ci si sostiene l’un l’altro sempre, anche al di là dei disastri naturali.

Come fare tutto questo? Cominciando a tendere la mano alle persone in difficoltà, a coloro che per qualsiasi motivo hanno perso la speranza, ai poveri e agli ultimi, agli scarti della globalizzazione che papa Francesco continuamente ci esorta ad avvicinare. Una democrazia che prima della crescita economica fine a se stessa cerca di diminuire le diseguaglianze e di farsi prossima a tutti è una democrazia umana che ha a cuore lo sviluppo sostenibile e lo sviluppo integrale.

Come ha scritto padre Giacomo Costa S.J. nell’ultimo editoriale di «Aggiornamenti Sociali», «operare in questo modo ricostruisce la fede e quindi la democrazia, generando una leadership credibile. […] Questo è l’unico modo – sempre relazionale e capace di rispettare la dignità di ciascuno – di tornare a “fare verità” nella nostra politica, arginando la violenza in tutte le forme in cui si manifesta».

L’Azione Cattolica si senta responsabile di custodire e formare persone che sappiano amare la democrazia, prendersene cura e viverla, non solo formalmente ma anche in maniera sostanziale, allenate alla libertà, alla partecipazione e al confronto franco e rispettoso, aperte al cambiamento e con uno sguardo privilegiato agli ultimi e alle persone emarginate.

 

di Alberto Ratti - Componente del Centro studi dell’Azione Cattolica Italiana
dal sito: http://azionecattolica.it/