La nostra Regola è… il Vangelo

Gli strumenti della vita spirituale/2

Pietro Lorenzetti, intorno al 1320, dipinse nella basilica inferiore di Assisi una singolare Ultima Cena che comprende, nel lato sinistro per noi che guardiamo, la scena di una cucina con due servitori che lavano i piatti, il cibo nella pentola sul fuoco, un cane e un gatto. Unica raffigurazione di vita ordinaria vicino a una scena sacra, nel panorama pittorico del suo tempo. Partiamo da quella straordinaria immagine per dirci che ogni pensiero sulla Regola di vita spirituale riguarda la nostra esistenza ordinaria, la nostra umanità concreta. È sempre stando dentro di essa che possiamo incontrare il Signore.

Nella riflessione condotta insieme tra preti e laici sulla Regola, ci siamo ripetuti che al centro della nostra vita cristiana c’è un’esperienza vitale e generativa: si tratta dell’incontro personale con Gesù Cristo che ci comunica la misericordia del Padre. Questa consolante e liberante esperienza è essenziale per dare senso a qualsiasi scelta di vita e a ogni impegno concreto e quotidiano. Prima facciamo esperienza della gioia dell’evangelo, quindi abbiamo le motivazioni e troviamo le energie per la vita morale. Se veramente abbiamo ricevuto l’annuncio dell’amore di Dio e ne facciamo esperienza, siamo poi spinti alle scelte fondamentali e agli impegni concreti che innervano di quell’annuncio tutta la nostra vita.

Poche e concrete scelte fondamentali
I testimoni della fede che ci hanno preceduto si sono dati una regola di vita per poter vivere insieme ad altri fratelli la grazia che avevano ricevuto. Così san Francesco che, dopo aver sperimentato la misericordia di Dio nell’incontro con i lebbrosi, si domanda: «Signore che cosa vuoi che io faccia?». Queste sono le prime parole del suo testamento: «Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare così a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo».

Così, anche la nostra risposta all’amore di Dio si realizza in una vita vissuta secondo il vangelo. Anche per noi, come per il poverello di Assisi, la regola è l’evangelo. La nostra regola di vita è Cristo. Aver incontrato lui ci conduce a pienezza di umanità. Questa grande esperienza ci porta a considerare che le indicazioni morali che ci diamo nella regola sono uno strumento per vivere meglio l’evangelo. E hanno valore solo e sempre in riferimento all’evangelo. La regola allora non dovrà essere molto elaborata: le scelte fondamentali della vita, pochi impegni concreti, alcuni strumenti.

Come al cuore servono le arterie per portare il sangue e far vivere tutto il corpo, così la regola è lo strumento che ci diamo per irrorare tutta la nostra vita della gioia del vangelo. Per questo ci ricordiamo delle parole del Concilio: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all’uomo e gli manifesta la sua altissima vocazione» (Gs 22); «Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo» (Gs 41). Mons. Mansueto Bianchi ci parlava anche della pietruzza bianca dell’Apocalisse. «Al vincitore darò una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve» (2,17). Ci siamo ripetuti che la regola è come quella pietruzza bianca che ci aiuta a vivere concretamente secondo quel nome nuovo che abbiamo ricevuto nell’incontro con Cristo. Occorre non perdere mai questo tesoro nascosto che motiva e sostiene ogni scelta, dalla più grande alla più piccola.

In Ac: coltivare uno sguardo contemplativo
Da molti anni in Ac si propone la Regola come strumento di vita spirituale. Il settore Giovani e l’Acr hanno offerto utili indicazioni concrete. Alcune diocesi hanno pure pubblicato qualcosa per gli adulti. La Regola è una sintesi personale, flessibile ed essenziale, concreta e realista, commisurata alla nostra chiamata e alla condizione di vita di ciascuno: «Ciascuno è chiamato allora a elaborare la propria regola di vita, cioè ad assumere in maniera personale quegli impegni di preghiera, di crescita nella fede e nella umanità, quelle scelte di servizio che rendono personale e concreto l’impegno con il Signore e la testimonianza di fede nella società di oggi» (cfr. Pf 4.3).

Per tutto questo la nostra regola è sempre provvisoria e quindi da verificare di tanto in tanto con il nostro accompagnatore spirituale. Ma molto utili potrebbero essere delle occasioni programmate con i nostri gruppi. In un’iniziativa annuale della nostra associazione (un ritiro o gli esercizi spirituali) potremmo verificare la regola personale e aggiornarla per l’anno successivo. Così possiamo unificare incessantemente la nostra vita. Per questo non abbiamo mai finito di costruirla e ricostruirla. È un modo per affidarci, di tempo in tempo, all’opera della salvezza che Dio disegna in noi. E a ricomprendere continuamente la sua chiamata. Così la Regola ci chiede di coltivare uno sguardo contemplativo sulla nostra vita, sulla realtà sociale, ecclesiale, associativa. Ci aiuta ad affidarci al Signore e a seguirlo nella concretezza della nostra situazione.

 

di Emilio Centomo - Assistente ecclesiastico centrale Ac per il Settore Adulti e il Mlac
dal sito 
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