L'abbraccio che accoglie

A Firenze, ecumenismo e dialogo interreligioso

Non solo teologia e pastorale a Firenze. A un giorno dalla chiusura del V Convegno nazionale, l'assemblea dei delegati prova a riflettere con i fratelli ortodossi e valdesi e con islamici ed ebrei. L'ecumenismo e il dialogo interreligioso aiutano al formarsi di un autentico umanesimo della speranza, tra ponti e arcobaleni.

Un pope. E una pastora valdese. Con il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, a fare da accompagnatore simbolico in una liturgia universale, dove tutti si sentono accolti. Accade anche questo nella prima mattinata a Firenze, dove la Chiesa italiana non guarda solo se stessa,  la sua teologia e la sua pastorale, ma è capace, forte anche delle suggestioni che le ha dedicato  papa Francesco, di tendere la mano e l'abbraccio fraterno alle fedi sorelle.

Lo chiamano dialogo ecumenico, ma oggi questo dialogo è forse qualcosa di più. È alito dello spirito che soffia su questo V Convegno ecclesiale, è gesto di amore di un cristianesimo vissuto nel cuore degli uomini che prova a confrontare le proprie riflessioni tratte dalla parola sacra, la Parola che avvicina a Dio.

Così, nella preghiera ecumenica, si sono susseguite le riflessioni spirituali di padre Georgij Blatinskij, arciprete della Chiesa Ortodossa Russa di Firenze e della prof.ssa LetiziaTommasone, pastora della Chiesa Valdese di Firenze. Riflessioni che si sono poggiate sulla parola di Dio, una parola che riscalda l'anima e che mette a tacere secoli di incomprensioni dottrinali, lotte fratricide e per il potere. Una parola, infine, che ci fa capire infine come la signoria di Cristo si rinsaldi e viva nel fratello schiacciato, più povero, più emarginato.

Dopo la preghiera ecumenica è stato la volta del dialogo interreligioso come momento di pace autentico tra le fedi e le persone, un dialogo fondato su un Dio che ama, accoglie e rispetta l'altro. Così ha voluto parlare all'assemblea Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche d'Italia. È così, dopo di lui, il saluto di Rav Joseph Levi, rabbino capo della Comunità ebraica di Firenze. I ponti tra cristiani ed ebrei c'erano già in passato, dice il rabbino. E oggi il nostro ponte non può essere che esercitare una speranza di pace.

Dialogo interreligioso e preghiera ecumenica: la pace tra le fedi e i popoli passa anche e soprattutto da qui. Firenze, città di umanesimo e di bellezza, accoglie oggi altre storie di popoli che pregano il Dio unico.

Non solo, quindi, pastorale ed esercizi di umanesimo cristiano. A Firenze si prova anche ad esercitarsi nell'ascolto dell'altro, in una ricerca di una pace che non è solo teorica ma, qui a Firenze, realtà concreta attraverso gli uomini di buona speranza che provano a viverla, questa realtà, in una città accogliente, tollerante, con progetti condivisi di vera cittadinanza.

Da Firenze , ricorda il rabbino, è nato il dialogo interreligioso. E, sempre a Firenze, chi non ricorda l'impegno per la pace del sindaco santo Giorgio La Pira. La fede, che in passato ha diviso, oggi unisce. E il mondo, continua il rabbino, aspetta una comunicazione comune per un'umanità fondata sui diritti e i doveri di cittadinanza.

Cristianesimo ed ebraismo possono fare molto, insieme, nel dare una risposta etica alla mancanza di valori che ha imperversato nei dei due secoli scorsi e ci aiutano a capire le basi dalle quali riconoscere un nuovo umanesimo che dalla Genesi, parola sacra comune, prende la via per un autentico mondo di pace.

Scrittura sacra e pratiche di buon umanesimo. La scommessa per domani passa anche da qui.

 

di Gianni Di Santo dal sito http://azionecattolica.it